L’orizzonte è sempre al di là

L’orizzonte sul mare è uno dei soggetti che preferisco perché vi leggo l’infinito. Non è possibile tracciare una fine e un inizio, e, osservando con calma e intensamente, la visione si amplia sempre più.

L’orizzonte mi dà il senso dell’oltre, e mi suggerisce che in tutte le cose c’è sempre qualcosa al di là. 

Sono poi gli elementi che lo limitano a esaltarne la bellezza e la potenza. Persone , elementi naturali, barche, non solo lo riempiono di vita, ma sono dei confini che ne mostrano ancora di più la profondità.

Ce l’ha insegnato Leopardi con L’infinito, e continua a essere così ogni volta che lo guardo e non posso fare a meno di ritrarlo.

Questa foto è stata scattata esattamente un anno fa a Baleal, un luogo meraviglioso in cui gli amanti degli orizzonti sul mare possono appagare lo sguardo nutrire il proprio bisogno di bellezza.  Baleal è uno dei posti che ho visitato in cui ho avvertito forte la libertà.

Ascoltando Ti è mai successo, Negramaro. La parte sul mare, nella seconda strofa, è un planare della musica a pelo d’acqua.

il tempo delle immagini

 

Quando fotografo non penso.  Guardare e scattare si fondono in un’unica, fulminea, azione. Se riguardo le foto a caldo non mi piacciono, le scarterei tutte. Poi passa del tempo e la percezione cambia. Le foto iniziano a distaccarsi da me, ad essere autonome e a raccontarmi delle storie.

L’immagine dell’articolo è stata scattata  un anno fa su una spiaggia del Portogallo. Ricordo perfettamente quel pomeriggio: avevo camminato tantissimo abbagliata dal sole, incantata dalla voce forte dell’oceano, mangiando tonnellate di libertà.

Fino a oggi era nella cartella dele foto mute e insapore. Ora invece la guardo e mi mostra una strada tra le rocce e il mare, da percorre insieme a qualcuno, ma il cui arrivo è tutto da scoprire, ancora avvolto nel segreto.

Con me e il mio archivio oggi  c’è Ivano Fossati, Ho sognato una strada

L’amore ai tempi del co****

Il titolo di questo post , come molti articoli di questi giorni, fa l’eco a quello di un meraviglioso romanzo di Gabriel Garcia Marquez, ” L’amore ai tempi del colera“.  In questo titolo colera è sintomo di tempesta, avversità, passaggio difficile. Il protagonista, Florentino Ariza,   vive ai tempi della diffusione nei Caraibi della malattia, ma questa sarà solo una delle prove che dovrà attraversare per abbracciare completamente la propria felicità e la donna che da sempre ama.

L’elemento più rivoluzionario del romanzo è la fede con cui Florentino vive i propri sentimenti. Si fida del proprio cuore, senza mai dubitare. Oggi sono spesso la velocità, il sensazionalismo e l’urgenza a prenderci la mano e a governare le nostre giornate.  Ai tempi del Co_Vid,  in cui il martellamento mediatico è incessante e ad altissimo volume, in cui ci viene chiesto di essere terrorizzati per un ipotetico nemico esterno, guardo Florentino. Mi voglio fidare come lui del cuore, della sua gentilezza, del suo esserci sempre, del battito regolare. Lì c’è un luogo sicuro, che nessuno può violare, dove risiede l’amore per noi stessi e per i nostri sogni.

E mai come in questi giorni, vivere Adesso