Il profeta ribelle

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Il film The Giver ( = il donatore) esce nel 2014 ed è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Lois Lowry del 1993.

Siamo in un ipotetico futuro in cui l’umanità vive un’esistenza omologata, regolata da  una serie di regole che eliminano diversità e conflitti: la “comunità” conduce un’esistenza di pace apparente in cui emozioni e istinti sono sopiti grazie un’iniezione mattutina, volontaria e obbligatoria.  Tutti sono controllati attraverso la tecnologia dal consiglio degli anziani e chi non risponde a determinati criteri sociali viene ” congedato”, ossia eliminato. Per perpetrare il sistema, però , gli anziani hanno bisogno di conservare le memorie del passato e scelgono Jonas, il giovane protagonista del film, come accoglitore di memorie della città. ( per la trama completa QUI).

Il film contiene molti echi e coincidenze con il periodo storico che stiamo vivendo. La prima motivazione addotta dal sommo anziano per non permettere libertà e desideri alle persone è la tutela della salute.  Se infatti le persone sentissero e avessero un pensiero autonomo e delle emozioni, arriverebbero sicuramente alla guerra e alla distruzione.

Lois Lowry The Giver

Jonas riesce a uscire dal sistema perché  il maestro a cui viene affidato  gli apre i canali del sentire e risveglia in lui le memorie di altri tempi e spazi in cui l’umanità ha vissuto. Jonas inizia a premere il pulsante che gli rilascia l’iniezione quotidiana di anestetico con una mela, anziché con il polso, e così, giorno dopo giorno, gli appare un nuovo mondo.  Il simbolo della mela è molto noto, è la tentazione della conoscenza. La mela è il veicolo che apre a Jonas una realtà diversa, perché il suo cuore e i suoi occhi iniziano ad aprirsi.

Il film è una soggettiva di Jonas, che ricomincia a vedere la realtà nella sua pienezza di colori, mentre tutti la vedono in bianco e nero. Jonas vuole condividere ciò che sente. Vuole decidere ma la sua strada è in salita. I droni che volano per la città ( ogni riferimento è puramente casuale;) ) controllano che le persone vivano nel distanziamento sociale, non abbiano contatti fisici stretti e si esprimano con una precisione di linguaggio asciutta e asettica. Non è concesso ” ti amo” ma solo ” ti stimo”. Le persone accettano tutto questo ? Sì, perché hanno dimenticato la loro origine, le memorie, sono assuefatte, anestetizzate dai farmaci e dalle regole e non sentono.

Ma Jonas chi è ? Jonas è un ragazzo scelto perché particolarmente coraggioso e con la capacità di vedere oltre. La storia dell’umanità è costellata di innumerevoli esempi in cui persone con queste caratteristiche non possono rispondere ai compiti assegnati dall’alto. Jonas è un nome biblico, è il Giona che visse nella balena. Ma perché finì là dentro? Perché Dio si arrabbiò con lui. Giona doveva portare un messaggio di Dio nella città di Ninive , in Assiria. Gli assiri non ne volevano sapere del Dio ebraico, avevano una cultura militare ed erano molto lontani culturalmente dal Dio astratto e unico del popolo di Jahvè. Jonas si rifiuta di eseguire l’ordine, fugge ai confini del mondo, e Dio lo punisce facendolo inghiottire dal mare. Jonas / Giona è quindi un ribelle, una persona che segue il proprio istinto e persegue un profondo e innato senso di umanità e giustizia.

Quello che ci viene detto ogni giorno oggi, nel 2020, è di delegare il nostro potere di ascolto del corpo, delle emozioni e del modo di vivere che ci piace per la ” tutela di noi stessi e degli altri “. Essere responsabili, ci dicono, significa proteggerci dagli altri e da noi stessi, annullando la  capacità di pensare autonomamente, di avere idee originali, e di scegliere come vivere e come morire.

Ma Jonas possiamo essere tutti noi, con gli occhi aperti e il cuore che spinge verso i nostri desideri.

Ligabue, La tua canzone